Dreamscape: quando le esperienze virtuali diventano evasione dalla realtà
Dreamscape è una serie di esperienze immersive virtuali progettate dal Direttore Creativo Paul Milinski. È stata lanciata nel 2020 per esplorare le nuove frontiere dell’Environment Design, nel pieno della pandemia globale. La società che ha seguito il progetto, Loftgarten, è specializzata nella creazione di experience fotorealistiche attraverso l’uso di rendering 3D. La loro filosofia risiede nella continua ricerca per la creazione di una "realtà migliorata", sfruttando le infinite possibilità di design futuribili e portando il nostro rapporto con gli oggetti quotidiani a un livello superiore; il tutto in scenari virtuali utopici e surreali.
In tal proposito, Milinski ha detto a Dezeen che sta creando sì dei mondi "surreali ma non del tutto irraggiungibili, mondi che ci ispirano un potenziale futuro e offrono un’esperienza di meraviglia e di evasione". Un punto di vista accolto davvero di buon grado, specie in un periodo in cui eventi ed esperienze virtuali si sono dimostrate di una importanza vitale per i marchi e le imprese, a causa delle restrizioni della mobilità a livello globale.
Gli ambienti virtuali forniscono un assaggio di evasione che molti di noi desiderano.
Cosa significa?
L’adozione sempre maggiore di ambienti virtuali ci ha dà modo di fuggire dalla realtà, dalla comodità di una sedia d'ufficio: invece di guardare passivamente qualcuno che spiega o mostra qualcosa dal proprio divano, infatti, le persone possono ora interagire con un prodotto o un servizio immergendosi in spazi virtuali di vendita al dettaglio, sfilate di moda, sale conferenze... Gli ambienti virtuali forniscono un assaggio di evasione che molti di noi desiderano.
Questi ambienti non solo permettono agli utenti di sperimentare qualcosa di nuovo, ma offrono la possibilità d’essere progettati in infiniti modi, in cui l’unico limite è l’immaginazione, permettendo altrettante infinite possibilità di scelta dei paesaggi - da città galleggianti a paesaggi colorati e deserti aridi. Come spiega a Dezeen Charlotte Taylor, Interior Designer e Direttore Creativo: "gli spazi utopici e fittizi alimentano l'immaginazione delle persone e l'appetito per un cambiamento di scenario, che sia completamente possibile o meno".
Tuttavia, gli sforzi sulle esperienze virtuali basate sulla creazione di ambienti immersivi e di evasioni digitali devono ancora continuare per completare queste esperienze con l'unico senso che ancora manca veramente: la componente tattile. Questa esigenza si è resa ancora più forte con la pandemia, che ha lasciato una sensazione di aridità creativa e voglia di viaggiare, sensazione che, sicuramente, influenzerà il design della live experience del prossimo futuro.
Questa esigenza si è resa ancora più forte con la pandemia, che ha lasciato una sensazione di aridità creativa e voglia di viaggiare, sensazione che, sicuramente, influenzerà il design della live experience del prossimo futuro.
Prima che la pandemia colpisse, infatti, si stava già esplorando il campo di del “trasportational interior”, soprattutto all’interno di bar e ristoranti. Le esperienze culinarie delle persone hanno visto alcune trasformazioni di interioir design da luoghi comuni e di media bellezza in luoghi immersivi e di pura evasione. Un esempio pratico è il ristorante Alchemist di Copenaghen, dove i clienti possono provare l'esperienza di una cena olistica: il soffitto ha una cupola simile a un planetario e le persone possono sedersi in uno spazio che l’immerge all’interno di un giardino giapponese con fiori di ciliegio o in cima a una montagna sotto l'aurora boreale.
Per concludere, un simile approccio è fondamentale anche per coinvolgere i Millennials, in grado di apprezzare più di tutti questo genere di esperienze, nel loro continuo desiderio di leggere una storia dietro ogni tazza di caffè o piatto servito. Mentre iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel e la prospettiva degli eventi in presenza ci avvicina, sarà nostro compito rendere rilevanti le esperienze immersive virtuali, attraverso la fusione di spazi digitali e fisici o perché no, attraverso l’esplorazione di mondi virtuali vividi e inimmaginabili.